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PRO LOCO "IL TIGLIO" VAL CANALE

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La vallata ha una storia antichissima che risale ad oltre 3000 anni fa. I primi a comparire furono dei cacciatori primitivi che qui giunsero al seguito delle prede. Alcuni di questi si stabilirono in grotte ed anfratti esistenti nella zona. Molti secoli dopo di qui passò la via romana tra Aquileia e Virunum, una località nei pressi di Klagenfurt. Quasi certamente a Camporosso si trovava una statio, luogo di sosta e ristoro (paragonabile a quelli che sono oggi gli autogrill ed i motel sull’autostrada). Qui si sono avuti numerosi ritrovamenti fra cui una stele funeraria, un bel monumento ancor oggi esposto in paese.

Nei secoli del Medioevo il luogo si spopolò a causa delle invasioni dei barbari che qui trovavano un facile valico verso le ricche pianure italiane. Più tardi vi si stabilirono alcuni gruppi di Avari, in particolare la tribù slava dei Vendi che proveniva dalla zona del Danubio inferiore. Intorno all’anno 1000 la zona, passata al Sacro Romano Impero, venne ceduta ai vescovi di Bamberga (Baviera). Costoro per attirare nuove popolazioni concessero agli abitanti alcuni diritti, tuttora in vigore, sul legname, la pietra, la sabbia. Attirati da queste facilitazioni giunsero nella vallata genti friulane e venete, oltre ad austriaci carinziani, che si integrarono con la popolazione slava locale oppure fondarono nuovi centri abitati.

In quello stesso periodo ven­ne costruita la prima chiesa di Camporosso (più volte ri­fatta) dedicata a Sant’Egidio, a quei tempi la più importante della vallata.

La località subì numerose invasioni (comprese quelle dei Turchi) finchè nel 1759 la zona fu ceduta all’Impero asburgico di Maria Teresa. Pochi decenni dopo attraverso la valle passarono le truppe di Napoleone e vi furono alcuni scontri con le armate asburgiche, le tenaci resistenze ai forti di Malborghetto e di Predil (commemorate da due monumenti) e le battaglie nella piana vicino a Tarvisio bassa (queste ultime ricordate dal monumento di Boscoverde).

Nel 1851 venne costruita la nuova strada che sostituì l’antichissimo percorso che risaliva ai Romani e nel 1879 giunse qui la ferrovia.

Strada e ferrovia, oltre ad incrementare i commerci, facilitarono l’arrivo dei primi turisti che ammirarono queste bellezze naturali: basterà ricordare le suggestive descrizioni di paesaggi e montagne fatte dal grande alpinista-scrittore Julius Kugy.

Nel 1919, dopo la I guerra mondiale, la zona passò al Regno d’Italia pur trovandosi in parte al di là dello spartiacque, quindi oltre la divisione naturale fra i due Stati. L’importanza della valle crebbe per la presenza di due confini (Austria e Jugoslavia) e l’ingente afflusso di personale amministrativo italiano.

Nel 1938 agli abitanti tedescofoni della valle venne data la possibilità, con le cosiddette opzioni, di trasferirsi nel III Reich, nella vicina Carinzia o più lontano. In alcune località la percentuale degli optanti fu altissima. Il vuoto venne però riempito da nuove famiglie venete e friulane: molte di queste rientravano dall’estero, da nazioni in quel momento in guerra con l’Italia.

Anche qui la II guerra mondiale si fece sentire, seppure in tono minore.

La lenta rinascita della zona avvenne agli inizi degli anni 1950: si costruirono i primi impianti turistici sia estivi che invernali mentre alcuni anni dopo si imboccò la strada del commercio spicciolo aperto agli acquirenti austriaci e  slavi.

Oggi la vallata, dopo la grande manifestazione delle Universiadi 2003, tenta nuove strade e nuovi sbocchi.

 

Natura e ambiente

Per Valcanale s’intende geograficamente la vallata che, partendo da Pontebba, giunge sino al confine austriaco nei pressi dell’abitato di Coccau o, secondo altri, al confine sloveno nei pressi di Fusine. Dalla conca principale, di origine glaciale, si dipartono incisioni minori, ma molto affascinanti dal punto di vista naturalistico. Sono la Val Uqua, sopra Ugovizza, la Val Bartolo nei pressi di Camporosso, la Val Saisera di Valbruna, la Valle dello Slizza verso Cave del Predil.

Il territorio è prevalentemente montano, chiuso a nord dalle ultime propaggini delle Alpi Carniche ed a sud dalle Alpi Giulie. A queste ultime appartegono vette come il Montasio, il Mangart, lo Jof Fuart, cime che superano i 2000 metri d’altezza e per la loro bellezza sono note a scalatori ed amanti delle montagna. Non meno suggestive le cime delle Alpi Carniche (Acomizza, Osternig, Goriane) che, pur non presentando la cruda bellezza dei vicini massicci, offrono punti panoramici sia verso le Alpi Giulie che, nelle giornate limpide, verso i gruppi alpini austriaci, in particolare verso gli alti Tauri con il Grossglockner.

Nei pressi dell’abitato di Camporosso ad 813 m s.l.m. si trova la sella che fa da spartiacque: verso ovest discende infatti il fiume Fella, tributario del Tagliamento, che defluisce verso il mare Adriatico mentre verso est scorre lo Slizza, che, nei pressi di Tarvisio, forma un orrido di suggestiva bellezza. Le sue acque si gettano nella Drava, un affluente del Danubio, e giungono fino al Mar Nero.

Non numerosi ma molto affascinanti sono i laghi:  quello di Raibl, secondo per grandezza in regione ed i due piccoli gioielli di Fusine, di origine glaciale, nei cui pressi si notano enormi massi erratici.

Una tale ricchezza di bellezze e fenomeni naturali è stata ovviamente preservata con cura, anche con la creazione di riserve naturalistiche regionali.

Per i visitatori l’Azienda Forestale dello Stato ha realizzato una struttura museale, il Museo della Foresta, nel tratto austostradale fra Pontebba ed Ugovizza (corsia sud). Può essere questo il primo approccio, per gli amanti della natura, con la Valcanale, da completare con una visita al Museo Etnografico di Malborghetto.

Gran parte del territorio di questa vallata fa parte della “Foresta di Tarvisio” un’entità che ha origini lontane ma che viene conservata accuratamente grazie a regole ben precise per il taglio e il rimboschimento. È formata da aghifoglie (abeti, pini e larici) e, a quote più basse, da latifoglie (per la maggior parte faggi). Fra i fiori alcune varietà sono uniche nel loro genere (almeno una ventina).

Per quanto riguarda la fauna, l’area può a buona ragione essere definita la parte d’Italia con con la più ricca varietà ed il maggior numero di capi selvatici. Eppure solo mezzo secolo fa molte specie erano quasi estinte. Oggi invece è possibile osservare con facilità cervi, caprioli, camosci, marmotte. Molto interessante la storia degli stambecchi, di cui l’ultimo esemplare era stato ucciso nel 1700. Dal 1978, questi animali, catturati nelle Alpi Occidentali, sono stati qui reintrodotti ed hanno creato una fitta colonia. Mentre questi sono animali facilmente visibili (da lontano) più appartato ma sempre presente è l’orso; ancor meno avvicinabile è la lince, ma talvolta la fame spinge d’inverno questo animale, non pericoloso per l’uomo, anche vicino agli abitati.

Le raccolte museali  e l’antico centro devozionale di Lussari sono occasioni da non perdere durante la visita in Valcanale:

il Museo Etnografico di Malborghetto, nella bella architettura del Palazzo Veneziano, ospita, oltre al settore dedicato alla foresta,  esposizioni sulla geologia del territorio, la storia, gli usi e i costumi;

la Mostra permanente della tradizione Mineraria, a Cave del Predil, illustra la storia della miniera, le attrezzature usate, i minerali presenti;

il Museo Storico-Militare delle Alpi Giulie, sempre a Cave del Predil, è un’interessante raccolta di testimonianze, dalle guerre napoleoniche alla IIguerra mondiale;

il Santuario di Monte Lussari – a 1850 m – raggiungibile a piedi da vari sentieri oppure da Camporosso con la cabinovia.La statua della Madonna di Lussari, venerata da italiani sloveni ed austriaci, venne ritrovata da un pastore sulla cima dove oggi sorge il santuario. Consegnata al parroco di Camporosso, scomparve e venne ritrovata sul monte. La miracolosa riapparizione convinse le autorità ecclesiastiche a costruire la chiesa. Il punto ove sorge è panoramico con vista sui tre stati (Austria, Italia e Slovenia) e sulle Alpi Carniche, le Giulie le Caravanche ed i Tauri.

Le principali strutture sportive presenti sul territorio sono:

Palestre di roccia, indoor a Tarvisio e all’aperto a Coccau, Val Saisera, Val Bartolo (Camporosso) e Fusine Laghi;

Campi di atletica a Tarvisio;

Campi di bocce a Malborghetto;

Eqiutazione presso Agriturismo Prati Oitzinger;

Golf presso il Golf Club Tarvisio;

Scuole di sci a Tarvisio, Camporosso, Valbruna;

Piste di sci nordico a  Tarvisio, Camporosso, Valbruna (Val Saisera), Laghi di Fusine;

Sleddog nella Piana di Fusine;

Tennis a Tarvisio, Camporosso, Malborghetto, Bagni di Lusnizza;

Windsurf sul Lago di Raibl.

 

Gastronomia ed ospitalità

La povertà agricola della zona, insieme con l’appartenenza della popolazione al ceppo slavo o a quello austriaco-carinziano, hanno dato un’impronta inconfondibile alla cucina della valle, tradizionalmente legata ai prodotti reperibili in loco: il maiale ed ogni suo prodotto, unito alle patate, talora alla farina ed a qualche ortaggio o frutto qui coltivabile.

In Valcanale il pranzo della festa era caratterizzato dal brodo grasso servito con gnocchi di semolino. La carne veniva consumata la sera. Ci potevano essere, sempre come primo piatto (e spesso unico), le Krappe, gnocchi ripieni di pere Klotzen, ma anche gli Zwecken Knoedel con le susine, oppure lo Jeschbran, una minestra di orzo, crauti, patate e costicine di maiale affumicate, ed il Riso fritto con olio e cipolla. Come minestra serale si ricorda il Milchreis, riso con il latte, e lo Sterz, un miscuglio di farina gialla e strutto, tale da formare, a cottura ultimata, una sorta di polenta (liquida) abbrustolita.

Piatti più semplici ed unici risultano la Flika, piatto del boscaiolo con sasaka (lardo tagliato a pezzi), uova e formaggio, e le patate abbrustolite insieme ai ciccioli di maiale. All’uccisione del maiale si preparava il Blutwurst, una salsiccia ripiena di orzo e sanguinaccio cucinata al forno od al tegame con l’aggiunta di maggiorana. Per la settimana santa c’era lo Hering Schmaus, l’aringa affumicata cotta sulla piastra e mescolata a uova sode e fagioli. Per i dolci si va dalle semplici Schnitte, pane fritto con uovo e zucchero, allo Schmarren, una grossa omelette tagliata a fette e cosparsa di zucchero, ai Krapfen, dolci simbolo dei grandi avvenimenti come battesimi e matrimoni e delle feste come il Carnevale. Molti sono i locali della vallata in cui è possibile trovare ancor oggi questi piatti tradizionali.

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